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Ma le startup hanno veramente bisogno di un avvocato?

Ma le startup hanno veramente bisogno di un avvocato?

 

1. Gli aspiranti imprenditori e le startup non hanno bisogno della consulenza di un avvocato. E’ vero?

La maggior parte degli aspiranti imprenditori ritiene superfluo consultare un avvocato prima di avviare un’attività imprenditoriale, a prescindere dal fatto che si tratti di un’impresa “tradizionale” oppure  innovativa. Allo stesso modo, quasi tutti i fondatori di startup innovative non credono sia necessario farsi assistere da un consulente legale per negoziare contratti con potenziali investitori o con altre imprese.

In tali situazioni, infatti, l’assistenza di un avvocato viene molto spesso considerata un costo superfluo o addirittura inutile.

Se l’aspirante imprenditore o i fondatori della startup sono in possesso di adeguate competenze legali, la mancata assistenza di un legale almeno in linea teorica non rappresenta una criticità.

Le cose cambiano, però, se tali competenze mancano in seno al soggetto o al gruppo di soggetti che hanno avviato la nuova attività imprenditoriale, soprattutto quando arriva il momento di individuare la forma giuridica della startup e di disciplinare i rapporti legali tra i soci, oppure quando la giovane azienda deve rapportarsi con la Pubblica Amministrazione o con gli stessi investitori.

2. La forma giuridica della startup ed i rapporti giuridici tra i soci

L’individuazione della forma giuridica della startup costituisce un momento fondamentale della vita della stessa, tenuto conto che ciò incide sulla quantità di imposte che dovranno essere versate dalla neonata impresa ma anche e soprattutto sulla responsabilità dei soci per gli eventuali debiti contratti dalla società. Altrettanto fondamentale è l’individuazione delle quote che ciascuno dei soci avrà nella nuova società e più in generale la precisa identificazione dei poteri riconosciuti a ciascuno di essi in termini di gestione e ripartizione degli utili (e delle perdite).

Entrambe le situazioni presentano numerose insidie per la startup. Oltre a costituire momenti cruciali per il futuro dell’impresa, infatti, esse possono determinare situazioni di conflittualità all’interno del team di lavoro che, se non gestite e risolte adeguatamente, possono incrinare gli equilibri tra i founder e soffocare nella culla i sogni di gloria della startup.

3. Startup e burocrazia

Altrettanto rischiosi possono rivelarsi i rapporti tra la nuova impresa e la burocrazia. Pensiamo, ad esempio, alle problematiche connesse alle autorizzazioni ed al riconoscimento di contributi economici.

Soffermandoci per un attimo sul tema autorizzativo, si pensi ai rischi connessi all’inconsapevole avvio di un’attività imprenditoriale senza essere in possesso dell’autorizzazione amministrativa prescritta dalla legge nazionale o regionale, circostanza che può comportare l’irrogazione di multe e sanzioni pecuniarie da parte delle autorità competenti. Oppure alla presentazione della SCIA all’ente pubblico “sbagliato”, circostanza che è invece in grado (quanto meno) di ritardare considerevolmente l’effettivo avvio di un’attività turistica o di vendita al dettaglio, con tutte le conseguenze economiche negative che ne derivano.

Le medesime insidie possono insorgere quando aspiranti imprenditori oppure startup già costituite partecipano a bandi pubblici per l’ottenimento di finanziamenti, contributi o sussidi per la propria attività. Il mancato rispetto delle prescrizioni del bando oppure, in caso di ottenimento del finanziamento, la carente gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione possono condurre ad un triste esito: la startup non incassa la liquidità necessaria di cui ha bisogno e di cui avrebbe potuto effettivamente usufruire se avesse gestito in maniera più efficiente ed efficace i rapporti con la PA.

4. Startup e investitori

A rischi ancora maggiori si espone infine il fondatore della startup innovativa che, pur di ottenere i finanziamenti per lo sviluppo della propria idea imprenditoriale, sottoscrive senza l’assistenza di un avvocato e magari senza negoziazione il term sheet proposto dall’esperto fondo di venture capital (predisposto ovviamente dai consulenti legali del fondo) corre il pericolo di perdere il controllo della sua “creatura” nel giro di qualche anno, proprio quando dopo tante difficoltà essa inizierà finalmente a decollare.

Altrettanto imprudente può rivelarsi il comportamento dello startupper che – senza consultare un avvocato – stipula un contratto per la distribuzione dell’innovativo prodotto hi-tech   sviluppato dalla sua startup utilizzando un modello di accordo scaricato da internet con clausole particolarmente vantaggiose per il distributore e che per tale motivo rischia di essere trascinato in interminabili cause legali in grado di prosciugare le risorse della propria azienda.

5. Il mito è sfatato. Le startup e gli aspiranti hanno bisogno (anche) della consulenza legale

Le situazioni che ho descritto sopra costituiscono soltanto alcuni esempi concreti di come le giovani imprese (e non solo) possano pagare a caro prezzo l’assunzione inconsapevole di determinati obblighi contrattuali, ma anche gli errori commessi nell’ambito delle procedure burocratiche per ottenere un finanziamento pubblico o un’autorizzazione amministrativa (senza considerare i rischi derivanti da un’insufficiente protezione della proprietà intellettuale o da questioni inerenti i contratti di lavoro con i dipendenti).

Come confermato anche dai recenti dati sulle principali cause di “mortalità” delle startup innovative, infatti, almeno una startup su dieci fallisce a causa di una controversia legale.

Il supporto di un consulente legale può costituire un mezzo fondamentale per la riduzione di tali rischi.

Nella fase di costituzione, l’avvocato-consulente legale può supportare gli aspiranti imprenditori ed i fondatori di startup per la corretta definizione della forma giuridica dell’impresa e dei rapporti tra i soci, facendo se del caso anche da mediatore di eventuali conflitti tra i soci e traducendo negli statuti il contenuto degli accordi da essi raggiunti.

L’avvocato-consulente legale può inoltre fornire alla startup un quadro chiaro delle autorizzazioni e dei permessi necessari per lo svolgimento dell’attività imprenditoriale, ma anche supportare l’aspirante imprenditore o la neo-impresa nella presentazione di istanze per il riconoscimento di finanziamenti pubblici e più in generale nella gestione dei rapporti tra impresa e Pubblica Amministrazione. A tal proposito, è forse utile ricordare che la stessa PA non è libera di prendere decisioni arbitrarie, ma quando interagisce con il privato deve necessariamente rispettare una serie di regole imposte dal legislatore proprio a tutela del privato.

Infine, l’avvocato può fornire un supporto decisivo alle startup nella fase di negoziazione con gli investitori e nella predisposizione degli accordi che disciplineranno in concreto il finanziamento della neo-impresa ed il rapporto tra soci fondatori e nuovi investitori.

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