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La riqualificazione degli immobili pubblici: un treno che non parte, tra carenza di fondi e complessità del codice appalti. Ma è veramente così?

La riqualificazione degli immobili pubblici: un treno che non parte, tra carenza di fondi e complessità del codice appalti. Ma è veramente così?

| L’articolo è stato pubblicato con altro titolo su Requadro.com il 12 marzo 2020. |

 

La (necessaria) riqualificazione energetica degli immobili delle amministrazioni pubbliche, tra obblighi normativi, esigenze di cassa e lotta al cambiamento climatico, è l’oggetto di cinque articoli, che tracciano un viaggio alla scoperta di contributi ed incentivi economici e fiscali a disposizione degli enti pubblici. Questo è il primo articolo.

 

La normativa europea ed italiana attribuisce da tempo al settore pubblico un ruolo esemplare e di traino per l’adozione di modelli di efficienza energetica nei prodotti e nell’edilizia.

Da un lato, le norme mirano ad incrementare l’efficienza energetica del vasto (e spesso molto attempato) patrimonio immobiliare pubblico attraverso l’imposizione di obblighi più stringenti rispetto a quelli previsti per il settore privato: ad esempio, da inizio 2019 i nuovi edifici pubblici a livello europeo devono avere gli standard di “edifici ad energia quasi zero” (mentre l’obbligo equivalente per il settore privato non è ancora vigente dappertutto). Altri obblighi riguardano la progressiva adozione di interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare delle amministrazioni centrali, e l’applicazione dei “criteri ambientali minimi” per gli appalti pubblici relativi alla costruzione e alla ristrutturazione di edifici di tutte le PA.

Dall’altro lato, il sistema normativo cerca di stimolare il perseguimento dell’efficienza energetica da parte degli enti pubblici anche attraverso programmi di finanziamento dedicati e strumenti incentivanti.

In questo ambito, le opportunità previste sono di vario tipo e vanno dalla partecipazione al finanziamento di specifiche tipologie di intervento per l’incremento di efficienza energetica su immobili di proprietà pubblica (il cd. “conto termico 2.0”), alla possibilità di ottenere titoli scambiabili su un mercato creato ad hoc (i cd. “certificati bianchi”) o bonus di capacità edificatoria, alle agevolazioni fiscali (per gli enti pubblici soggetti al pagamento di imposte sui redditi), ai fondi e programmi di finanziamento, a livello statale e regionale, per progetti di efficientamento anche complessi.

Le misure coincidono in parte con quelle previste in generale per i contribuenti privati, in parte riguardano invece nello specifico soggetti e immobili pubblici. Così la finanza pubblica, su spinta e anche con il coinvolgimento di fondi dell’Unione europea, offre possibili strumenti alla grande esigenza di ammodernamento ed efficientamento dal punto di vista energetico degli immobili di proprietà delle amministrazioni, a livello centrale e locale.

La domanda e le possibilità di risparmio energetico nello specifico settore dell’edilizia pubblica sono infatti potenzialmente estesissime: gli immobili di proprietà delle pubbliche amministrazioni hanno spessissimo un’età avanzata, con strutture ed impianti molto inefficienti. Questa situazione problematica offre però l’opportunità di ottenere con tecnologie già mature una consistente riduzione delle emissioni climalteranti e un significativo risparmio economico, valendo al contempo come modello di riferimento e occasione per la sperimentazione di soluzioni innovative da adottare anche nel settore privato.

Il circolo virtuoso descritto, su cui si punta molto a livello europeo per rispondere adeguatamente alla sfida della lotta ai cambiamenti climatici, non riesce ancora a svilupparsi come potrebbe nel contesto italiano, per due problemi fondamentali: la carenza di fondi– soprattutto per le amministrazioni locali – per gli investimenti importanti necessari per progetti di riqualificazione adeguati (anche a livello economico) e la difficoltà di concepire strumenti adatti, dal punto di vista progettuale e della contrattualistica pubblica, per realizzare gli interventi.

Negli articoli che seguiranno presenteremo dunque gli strumenti di finanziamento e di incentivo più importanti, tenendo conto anche del problema degli strumenti contrattuali da adottare.

 

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