Concessioni balneari e covid-2019: è possibile la riduzione dei canoni demaniali?
I gestori di stabilimenti balneari e i titolari di concessioni demaniali – come tutti gli operatori del settore turistico – sono stati particolarmente colpiti dalla crisi economica causata dalla pandemia.
Il legislatore è intervenuto con misure di sostegno dirette ed indirette, come ad esempio la precisazione sui casi di applicazione dell’estensione della durata delle concessioni demaniali fino al 2033, contenuta sia nel decreto “rilancio” (d.l. n. 34/2020) che nel decreto “agosto” (d.l. n. 104/2020).
Ulteriore sollievo per i concessionari potrebbe derivare dall’eventuale applicazione di una previsione legislativa “ordinaria” (non introdotta quindi nel corso dell’emergenza sanitaria) e più precisamente dell’art. 3 del d.l. n. 400 del 1993, secondo cui il canone annuo può essere ridotto del 50% in presenza di “eventi dannosi di eccezionale gravità che comportino una minore utilizzazione dei beni oggetto della concessione”.
La previsione, introdotta a fine 2006 nel decreto-legge n. 494/2020, riguarda quindi in primo luogo i casi di calamità naturale che compromettano lo stato della costa o riducano in altro modo e in misura rilevante il godimento del bene oggetto della concessione. È emblematico ad esempio il caso del litorale campano di Castel Volturno, colpito da una forte mareggiata nel 2010 che ha ridotto di una decina di metri l’estensione della spiaggia. A fronte di tale episodio, numerosi concessionari hanno chiesto la riduzione del canone: da lì è scaturito un lungo contenzioso con il Comune concedente, deciso a favore dei concedenti dal TAR Campania, che a maggio 2020 ha condannato il l’ente inadempiente ad ottemperare alla sentenza.
La riduzione prevista dalla norma può applicarsi ai concessionari in ragione dell’emergenza coronavirus in corso? È fuori dubbio che la pandemia sia una situazione straordinaria, che ha determinato una minore “utilizzazione” dei beni concessi e notevoli danni economico ai concessionari. Tuttavia, l’Agenzia del Demanio (articolazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha di recente negato che la pandemia possa essere considerata alla stregua di una “calamità naturale”, unica ipotesi in cui evidentemente l’Agenzia riconosce l’applicazione della norma.
Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato lo scorso 14 settembre una mozione che impegna la Giunta regionale a richiedere ai Ministeri dei Trasporti e dell’Economia l’abolizione del 50% dei canoni per le annualità 2020/2021.
Per la verità, la competenza sulla decisione di ridurre i canoni spetterebbe (come accennato parlando del caso di Castel Volturno) ai Comuni, i quali sarebbero però sicuramente confortati da un indirizzo favorevole all’applicazione della misura proveniente dal Governo.
Staremo a vedere se ci saranno sviluppi sulla questione: nel frattempo, la Regione Sicilia, in quanto regione autonoma, ha previsto con legge speciale l’esenzione degli operatori regionali dal canone di concessione per tutto il 2020.
Infine, come ogni anno, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha stabilito l’adeguamento dei canoni demaniali marittimi all’indice ISTAT per il 2021. La circolare n. 6 dell’11 dicembre 2020 prevede in particolare un ribasso dell’1,85% rispetto al 2020, con un aumento però dei canoni “minimi” da 362,90 euro a 2.500,00 euro annui: quest’ultimo è un aumento consistente che può rivelarsi problematico per particolari categorie di “micro-concessionari” (come titolari di boe, campi da gioco o cartelloni pubblicitari in aree demaniali).