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Direttiva Ue sull’efficienza degli immobili: la situazione in Italia

Direttiva Ue sull’efficienza degli immobili: la situazione in Italia

| L’articolo è stato pubblicato il 7 febbraio 2018 su www.requadro.com |

Questo è l’articolo conclusivo di tre contenuti, sull’accordo raggiunto a livello europeo per la revisione della direttiva per la promozione dell’efficienza energetica e della riduzione dei consumi di energia nel settore immobiliare.

In Italia, la modificata direttiva per la promozione dell’efficienza energetica e della riduzione dei consumi di energia nel settore immobiliare (la cosiddetta Energy Performance Buildings Directive) in corso di approvazione andrà a incidere su un mercato nazionale – quello dell’efficienza energetica – che nel 2016 ha registrato investimenti per complessivi 6,1 miliardi di euro in efficienza energetica, confermando un trend positivo che dura da ormai 5 anni.

Nelle intenzioni delle istituzioni europee, la nuova direttiva dovrebbe mobilitare investimenti pubblici e privati per la ristrutturazione dell’intero patrimonio immobiliare italiano.

A questo proposito, un recente studio del Politecnico di Milano ha rivelato che in Italia sono presenti quasi 13,6 milioni di unità immobiliari (12,1 milioni di edifici residenziali e 1,5 di edifici non residenziali), il 74% dei quali è stato costruito prima degli anni ’80. E’ però emblematico che solo il 32% degli edifici residenziali versi attualmente in condizioni che possono essere definite ottime.

La maggior parte degli interventi sono stati effettuati sul comparto residenziale (53%), mentre nel settore industriale gli investimenti per l’efficientamento dei consumi di energia sono ammontati a circa di 2 miliardi di euro, pari a circa il 33% del complessivo. Soltanto il 14% degli investimenti riguardano invece il settore terziario, inteso come il complesso degli immobili che ospitano attività commerciali, alberghi e tutti gli edifici a uso ufficio.

Secondo le previsioni del Politecnico di Milano, il volume di affari annuo atteso nel periodo 2017/2020 si attesta tra i 7,5 e gli 8,6 miliardi di euro. Peraltro, il mercato italiano dei titoli di efficienza energetica (i cosiddetti certificati bianchi) è, insieme a quello francese, il più grande d’Europa.

  • Considerazioni conclusive

Considerati gli eloquenti numeri sopra richiamati, è evidente che il mercato italiano dell’efficienza energetica si appresta a trainare la ripresa del settore delle costruzioni – in particolare, delle ristrutturazioni – e pertanto esso, oltre a contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali ed energetici prefissati a livello europeo e nazionale, è in grado di incidere positivamente sull’assetto economico e sociale del nostro Paese.

Alcune esperienze straniere – il riferimento è in particolare alla California – hanno dimostrato che il raggiungimento di obiettivi significativi in questo settore è strettamente connesso alla costante collaborazione fra il mondo della ricerca, l’innovazione tecnologica e le politiche pubbliche. Il nostro Paese ha già maturato consistenti e rilevanti competenze tecnologiche a livello di ricerca e a livello industriale, grazie soprattutto all’introduzione sin dal 2005 (primi in Europa insieme alla Francia) del meccanismo dei certificati energetici, ma l’attuazione di un programma di efficientamento di lungo termine del patrimonio immobiliare italiano può veramente costituire un passaggio cruciale per lo sviluppo ed il consolidamento di una filiera dell’efficienza energetica italiana da inserire nel già ricco paniere di eccellenze “made in Italy” e da esportare all’estero.

Infine, non si può non segnalare come la nuova direttiva sia destinata ad avere un significativo impatto economico sul settore dell’immobiliare e più nello specifico sul settore delle costruzioni, ma inevitabilmente anche nel settore delle public utilities e sul settore dei trasporti.

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