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Un permesso per tutte le stagioni: è illegittimo il diniego di un’autorizzazione paesaggistica per strutture balneari basato unicamente sulla fine del periodo estivo

Un permesso per tutte le stagioni: è illegittimo il diniego di un’autorizzazione paesaggistica per strutture balneari basato unicamente sulla fine del periodo estivo

Un’interessante sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale pugliese (TAR Puglia – Lecce, sez. I, 19 dicembre 2017, n. 2015) ha affermato un principio rilevante in tema di permessi per costruire nell’ambito di stabilimenti e attività economiche balneari: il diniego dell’estensione di un’autorizzazione paesaggistica – concessa per la stagione balneare – all’intero periodo annuale deve essere ben motivato e non può basarsi unicamente sull’operatività dello stabilimento interessato nella stagione estiva.

La vicenda

Il ricorso trae origine dalla richiesta di permesso di costruire presentata da un gestore di uno stabilimento balneare per modificare alcune delle opere esistenti a servizio della sua struttura (tra cui docce, delimitazione di area gioco per bambini, box servizi igienici etc.) e mantenere le stesse per tutto l’anno solare, senza dunque obbligo di rimuoverle dopo la stagione balneare.

Il rilascio del permesso richiedeva, data l’ubicazione dello stabilimento sulla costa, un’autorizzazione paesaggistica: quest’ultima consiste in un provvedimento dell’amministrazione che implica una valutazione della compatibilità delle strutture con le particolari caratteristiche territoriali e paesaggistiche della località, per cui è competente la Soprintendenza del Ministero per i Beni e per le Attività Culturali.

Nel caso qui considerato, l’autorizzazione paesaggistica veniva concessa per la modifica (rimodulazione) delle strutture, ma non veniva invece autorizzato il mantenimento delle opere per tutto il periodo annuale. Di conseguenza, anche il permesso di costruire veniva rilasciato con tale limite: in ragione delle caratteristiche del paesaggio, le strutture di cui si era richiesta la costruzione potevano essere mantenute soltanto nel corso della “stagione balneare” (sostanzialmente, il periodo estivo).

La conclusione della Soprintendenza (e, di conseguenza, del Comune di riferimento) è stata impugnata dal titolare dello stabilimento davanti al TAR di Lecce.

La decisione del giudice

Il giudice amministrativo pugliese dà ragione al proprietario dello stabilimento e accoglie il ricorso. Il TAR rileva che le motivazioni del diniego dell’autorizzazione al mantenimento delle strutture a tutto l’anno risultano del tutto inconsistenti. Gli enti coinvolti (come visto, Soprintendenza e Comune) avrebbero dovuto indicare precisamente e in maniera convincente le circostanze specifiche – attinenti alla tutela ambientale e paesaggistica dell’area interessata – a giustificazione della decisione di concedere il mantenimento di alcune opere soltanto nel periodo estivo. Ciò a maggior ragione nel contesto giuridico della Regione Puglia, in cui vi è una legge regionale (l.r. n. 17/2015) che ammette espressamente il mantenimento per tutto l’anno solare di “opere di facile amovibilità finalizzate all’esercizio dell’attività balneare” e in cui il piano territoriale regionale che detta le prescrizioni fondamentali in materia di paesaggio per la regione non contiene obblighi di rimozione delle strutture al termine di ogni stagione balneare.

In buona sostanza, dunque, il TAR afferma che gli enti che hanno negato l’autorizzazione al mantenimento delle opere per tutto l’anno non hanno risposto adeguatamente all’obiezione logicamente più immediata che si può muovere di fronte a tale diniego: se la presenza delle opere nella stagione estiva è stata considerata compatibile con il contesto paesaggistico-ambientale locale, per quale ragione le stesse opere nelle rimanenti stagioni annuali sono invece considerate incompatibili? Il diniego dell’autorizzazione era basato sulla presunta riduzione di visibilità e sull’ingombro causato dalle opere nell’arenile. Tali elementi però, osserva il TAR, sono presenti nelle stesse condizioni anche durante la stagione balneare, e sembrano dunque motivazioni “stereotipate” e inadeguate a giustificare il mancato rilascio dell’autorizzazione per l’intero anno solare.

Un settore particolare

Le conclusioni del TAR pugliese sono condivisibili: così come formulata dagli enti coinvolti, la decisione di non estendere l’autorizzazione paesaggistica (e di conseguenza il permesso di costruire richiesto) a tutto il periodo annuale risulta priva di una reale motivazione e dunque irragionevole. Si tratta di un chiaro esempio in cui un interesse meritevole di tutela, quale la tutela del paesaggio e dell’ambiente, viene utilizzato in modo semplicistico e strumentale, senza un’adeguata analisi della reale situazione e delle modalità attraverso cui il concreto esercizio di un’attività economica può essere compatibile con la salvaguardia del paesaggio.

La sentenza brevemente esaminata mostra come nel settore degli stabilimenti balneari vi sia una pluralità di interessi a volte contrapposti (possibilità di esercitare attività commerciali e valorizzazione del territorio da una parte, tutela dell’ambiente e del paesaggio dall’altra), che corrispondono alla competenza di diversi enti (nel caso esaminato, comune e soprintendenza) e determinano la coesistenza di diverse previsioni normative, di livello nazionale, regionale e locale. Tali caratteristiche di fondo determinano una complessità giuridica non banale, che richiede – per gli operatori del settore che non vogliano incorrere in decisioni arbitrarie come quella descritta sopra – un’adeguata assistenza da parte di consulenti legali specializzati nel settore del diritto amministrativo.

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